1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu di sezione
Fondazione Bevilacqua La Masa

Contenuto della pagina

Art Enclosures III

Jabulani Maseko e Kiluanji Kia Henda.

 
 
 

Galleria di Piazza San Marco
25.07.10> 08.08.10


Art Enclosures III. In mostra le opere degli artisti di Art Enclosures

Prosegue con la terza mostra il progetto di Art Enclosures.
Si inaugura sabato 24 luglio alle ore 18.00 la mostra del terzo gruppo degli artisti di Art Enclosures: Jabulani Maseko (Repubblica Sudafricana) e Kiluanji Kia Henda (Angola).

Si tratta della terza coppia di artisti ospitati presso le residenze della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, nell'ambito del progetto Art Enclosures, tra gennaio e aprile 2010.
La mostra, aperta al pubblico dal 25 luglio al 8 agosto presso la Galleria di Piazza San Marco della Fondazione Bevilacqua La Masa, costituisce l'ultima tappa del loro percorso veneziano, in cui saranno esposte le opere e i progetti realizzati durante il periodo di residenza. Nel corso dei tre mesi un intenso programma di iniziative ed eventi li ha coinvolti in momenti di confronto con il tessuto cittadino, la comunità locale e con importanti figure attive in ambito artistico internazionale.

Art Enclosures. Residenze per artisti internazionali a Venezia è un progetto prodotto e ideato dalla Fondazione di Venezia e realizzato in collaborazione con Polymnia Venezia e con la Fondazione Bevilacqua La Masa che nasce con l'obiettivo di valorizzare l'immagine di artisti emergenti dal continente africano. La Fondazione di Venezia, Polymnia e la Fondazione Bevilacqua La Masa, infatti, che operano nel settore dei beni e delle attività culturali, credono fortemente nell'importanza del dialogo interculturale e nella relazione tra mondi lontani e il territorio veneziano.

Poter lavorare e soggiornare in una città come Venezia, che per la sua particolare morfologia spesso suscita delle sensazioni contrastanti e stimolanti, rappresenta per gli artisti un'esperienza di crescita unica e irripetibile.
Seguendo diverse modalità di ricerca, Maseko e Kia Henda hanno saputo cogliere la complessità della situazione, articolando un pensiero critico rispetto a ciò che ci circonda. Entrambi gli artisti partono da una riflessione personale e indagano tematiche trasversali, che si incontrano nei concetti di identità e ideologia. Nei lavori Disruptive Patterns, Once Upon a Time e I Sing Just to Know That I'm Alive Jabulani Maseko, si avvale della tecnica del self-camuflage con un gioco quasi edonistico sulla propria identità fatto di cerotti e foglie d'oro. In Peters Projection Map, invece, medita sulla condizione del proprio continente, facendo ricorso a una mappa geografica alternativa. Kiluanji Kia Henda parte da una riflessione sulle ideologie, che hanno segnato il suo passato personale, per arrivare a proporre in The Merchant of Venice un'estetica dal tono sarcastico. In The Great Italian Nude l'artista ironizza sull'idea del nudo maschile nella pittura classica, mentre il tema del profondo isolamento dell'essere umano attraversa la serie degli autoritratti Self-Portrait as White Man e l'opera video Fluxus.

Brevi biografie degli artisti

Jabulani Maseko vive e lavora tra Londra, Johannesburg e Porto. Dopo gli studi liceali, conclusi nel 1994 a Johannesburg, l'artista trascorre un periodo di studi a Boston, negli States, e nel 2003 si laurea in Media and Cultural Studies presso l'University of West of England di Bristol. Tra le recenti mostre personali e collettive si ricordano: A LEI XÔ, Continuação, Galeria Por Um Dia, Porto (2009); CLIP ART, Gallery@Herne Hill, Londra (2007); LA PAZ-Not Made in China Collection, Portogallo (2009); Escape Bar and Art, Londra (2006).
Kiluanji Kia Henda vive e lavora tra Lisbona e Luanda (Angola). Attivo dal 1996, l'artista ha esposto in numerose mostre di rilievo internazionale, tra le altre: 29. Biennale di San Paolo, Brasile (2010); Wild is the wind, Savana College, Atlanta, USA (2010); Black Atlantic, AR/GE Kunst Museum, Bolzano (2009); Farewell to post-colonialism, 3rd Guangzhou Triennal, Guandong Museum of Art, Cina (2008); 1ª Trienniale di Luanda, Angola (2007); Luanda Pop_Check List, 52ª Biennale di Venezia, Padiglione Africano, Venezia (2007). Le sue opere sono incluse in collezioni private e pubbliche, tra cui: Collezione Foundation Sindika Dokolo, Luanda; Miquel Barceló, Parigi; Collezione Raffaella e Stefano Sciaretta, Fondazione Nomas, Roma.

GLI ARTISTI E LE OPERE


Jabulani Maseko, nato a Johannesburg nel 1977, è figlio della generazione che ha vissuto l'unificazione del paese dopo il crollo del regime segregazionista dell'Apartheid (1948-1990), il quale per lungo impose la netta separazione dei bianchi dai neri nella vita di tutti i giorni. É forse per questo motivo che nelle sue opere Jabulani Maseko mette in discussione quella dinamica dello sguardo bianco europeo che viene rivolto verso le persone di colore, e più in generale nei confronti del continente nero.
In mostra, otre agli autoritratti fotografici, saranno esposte anche le due opere ritagliate con precisione certosina Peters Projection Map I e II, entrambe ispirate alle mappe degli anni 70'. Queste offrono una visione alternativa del globo e rivendicano la posizione centrale del continente africano e dell'America Latina, mostrandone le reali proporzioni e dimensioni di gran lunga superiori rispetto all'Europa, la quale ha per secoli dominato la percezione del mondo soprattutto grazie alle mappe geografiche. L'artista non smette mai di interrogarsi sulla lunga storia di repressione e segregazione tutt'oggi in atto non solo nella Repubblica Sudafricana, che vede riemergere il fenomeno in una forma nuova e silenziosa, ma anche in Europa, dove il sintomatico senso di superiorità e la falsa percezione della propria grandezza sta nuovamente portando a rinnovate forme di ghettizzazione razziale.
Nei lavori Disruptive Patterns, Once Upon a Time e I Sing Just to Know That I'm Alive, Maseko gioca con queste nozioni avvalendosi della tecnica del "self-camuflage", in cui ricopre il suo volto, o parti di esso, con dei semplici cerotti, della foglia d'oro o con lustrini quasi fosforescenti. Questi materiali comuni, ma di fatto dei veri e propri feticci, sembrano di colpo assumere una forte connotazione sociale ed economica, in cui l'auspicio sembra essere quello di una emancipazione individuale e politica. Muovendo sensibilmente le fila di questi discorsi, l'artista ci mostra come sia possibile pensare una storia parallela, che a differenza di quella ufficiale, è spesso quella più prossima al mondo in cui si vive.

Kiluanji Kia Henda, nato a Luanda (Angola) nel 1979, è legato alla vicenda postcoloniale dell'Angola contemporanea che, sin dall'anno dell'indipendenza politica dal Portogallo (1975), venne contesa per le sue risorse petrolifere dalle superpotenze mondiali nel corso della Guerra Fredda e immediatamente schiacciata da una pesante guerra civile (1975-2002). Il perenne conflitto tra la storia dell'umanità e l'attuale stato in cui si ritrovano le diverse società del mondo contemporaneo è dunque un tema centrale su cui riflette Kia Henda. Nei suoi lavori l'artista si impegna a rimettere in discussione la finzione generata dalle ideologie connesse alla nascita delle nazioni europee e dalle politiche razziali nei confronti dei "mori", che hanno massivamente imposto il modello coloniale europeo estesosi in ogni angolo del globo, contribuendo così anche alla creazione di un'estetica ibrida, in cui la cultura tribale è deformata dall'immaginario della cultura di massa. É sullo sfondo di queste osservazioni che vanno visti i lavori realizzati da Kia Henda durante il soggiorno veneziano.
Nel lavoro The Great Italian Nude, per esempio, l'artista, ispirandosi alla pittura tradizionale e alla rappresentazione dell'altro, riflette sull'idea del nudo maschile di colore, che nella storia dell'arte occidentale non è stato quasi mai rappresentato. Raffigurato in una posa classica, il soggetto di Kia Henda richiama immediatamente alla mente la famosissima Olympia di Édouard Manet che, quando fu esposta al Salon di Parigi nel 1865, venne accusata di immoralità perché proponeva per la prima volta il nudo femminile nella figura di una prostituta sul posto di lavoro. Oltre ad essere ironicamente provocatorio, il lavoro di Henda sollecita qui una riflessione sull'arte come documento storico. Tra i diversi lavori in mostra sarà presentato anche il ritratto fotografico The Merchant of Venice che rende omaggio all'opera teatrale di William Shakespeare ambientata nella Venezia del tardo Cinquecento. Il soggetto fotografato negli spazi interni dell'Istituto Veneto per le Scienze, Lettere ed Arti, è un musicista senegalese che, per sopravvivere, anche a costo di cedere "una libbra di carne", così come tanti altri immigrati, è costretto ad accettare, di giorno in giorno, nuovi mestieri.
Ma il nesso con la commedia è ancora più evidente nell'installazione dei tre scrigni dove l'artista invita lo spettatore a riflettersi nei tre specchi contrassegnati dall'indovinello shakespeariano. Il tema del profondo isolamento dell'essere umano attraversa gli autoritratti Self-Portrait as White Man e l'opera video Fluxus, dove osserviamo un uomo di colore, che in preda ad una corsa vertiginosa tra le calli veneziane e quelle della capitale angolese, è intento a spogliarsi della propria apparenza per poi sparire definitivamente nel mare. Questa scomparsa sembra il presagio di un'ineluttabile verità. Ad accompagnare questa sensazione il sonoro, appositamente realizzato per questo video dal musicista Emanuele Wiltsch Barberio, dove udiamo una commistione di campionamenti di musica sacra cristiana e di ritmi ciclici animisti, tipici dell'Angola.

ART ENCLOSURES - III. RESIDENZA


Art Enclosures. Residenze per artisti internazionali a Venezia è un progetto, prodotto e ideato dalla Fondazione di Venezia, realizzato in collaborazione con Polymnia Venezia e con la Fondazione Bevilacqua La Masa, che nasce con l'obiettivo di promuovere e valorizzare l'immagine e l'opera di artisti emergenti provenienti dal continente africano.
La Fondazione di Venezia, infatti, che opera nel settore dei beni e delle attività culturali, credendo fortemente nell'importanza del dialogo interculturale fra mondi e realtà differenti, mira così a promuovere giovani talenti e favorire la creatività artistica all'interno del proprio territorio.

Scelti tra circa duecento candidati tramite un bando di concorso internazionale, i due artisti Jabulani Maseko (Repubblica Sudafricana) e Kiluanji Kia Henda (Angola) hanno soggiornato e lavorato tra gennaio e aprile 2010 presso gli atelier di Palazzo Carminati. Nel corso dei tre mesi sono stati coinvolti in un intenso programma di iniziative, momenti di confronto con esperti del settore e di incontri che gli hanno portati a stabilire relazioni non solo col tessuto cittadino e la comunità artistica locale, ma anche con importanti figure attive nel circuito internazionale. Con l'intento di offrire un maggiore approfondimento dei temi vicini alle ricerche di Kia Henda e Maseko sono state organizzate due conferenze con personaggi di rilievo internazionale, la prima con Fernando Alvim, direttore artistico della Triennale d'Arte di Luanda nonché co-fondatore della Fondazione Sindika Dokolo di Luanda, e la seconda con Lugi Fassi, curatore della mostra Black-Atlantic e direttore artistico dell'istituzione Arge/Kunst di Bolzano. Per la loro formazione e crescita artistica, oltre alle visite guidate ad alcune delle principali fiere, mostre e musei del territorio italiano, sono stati altrettanto importanti gli studio visit, organizzati grazie ad una costante attività di tutoraggio, con Fernando Alvim, António Pinto Ribeiro, curatore dell'illustre istituzione spagnola Gulbelkian Foundation di Lisbona e Katia Anguleova, curatrice e fondatrice della Kunsthalle di Milano e responsabile del progetto WikiAfrica per l'Italia. Si ricordano, inoltre, la mostra collettiva Workshow tenutasi presso P. Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa nel mese di marzo 2010, l'incontro con gli alunni del Liceo Artistico Modigliani di Venezia e le due giornate di Workshop intensivo tenuto da Kia Henda e Maseko con gli studenti della Scuola di Grafica Internazionale di Venezia e della sede veneziana della Boston University. La mostra di fine residenza, aperta al pubblico dal 25 luglio al 8 agosto presso la Galleria di Piazza San Marco della Fondazione Bevilacqua La Masa, costituisce l'ultima tappa del loro percorso veneziano.

Si ringrazia per la gentile collaborazione il Laboratorio MultiMedia della Facoltà di Design e Arti, l'Istituto Veneto per le Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, l'Associazione E della Giudecca, la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia e gli allievi e i docenti della Boston University, l'Associazione Stella Maris Friends, il Museo di Storia Naturale di Venezia, la Fondazione Sindika Dokkolo di Luanda e tutti gli ospiti sopra menzionati nonché tutti coloro che hanno partecipato attivamente al programma delle attività della terza residenza (la versione integrale è scaricabile dal sito della Fondazione di Venezia).



Team di lavoro - Art Enclosures

Coordinamento: Adriana Stradella
Rapporti con il territorio: Valentina Medda
Promozione e comunicazione: Marco Zavagno
Curatela e supporto agli artisti: Mara Ambrozic
Per ulteriori informazioni
Fondazione di Venezia T. +39 0412201235 / F. +39 0412201239
Email: a.stradella@fondazionedivenezia.org
Ufficio stampa
Ad Hoc Communication Advisors
T. +39 02-76067434
http://www.fondazionedivenezia.org/attività/artenclosuresNew.html