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Fondazione Bevilacqua La Masa

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Vivere è molto pericoloso
Maria Teresa Sartori

Palazzetto Tito
03.03.05> 14.03.05

 
 
 

La personale di Mariateresa Sartori si propone come un lavoro di ricerca che dà vita ad una esposizione nella quale tra le stanze di palazzetto Tito, si alternano cinque video e una installazione. I video, proiettati uno per ogni stanza, affrontano tematiche diverse legate tra loro da un sottile filo rosso: si inizia con un film di animazione realizzato nel 2000 come "artist in residence" a Graz per la Neue Galerie, al video recentissimo, già presentato a Milano nello spazio di Care of, in cui all'interno di una scuola vengono riprese delle persone che, nel tentativo di svolgere alcuni "esercizi", vengono ostacolate da particolari marchingegni appositamente predisposti. Il mondo della didattica e della scuola, uno dei nodi principali della poetica dell'artista, torna nella grande installazione dove sedie e banchi usati di scuola, scompaiono digradando a poco a poco dentro la parete.

Sapendo Inconsapevolmente,
di Angela Vettese, presidente Fondazione Bevilacqua La Masa

Da anni, con calma e determinazione, Mariateresa Sartori conduce un lavoro che si centra tecnicamente sul video ma che non si arena all'interno di questo lessico. Il filo conduttore di opere anche molto diverse è anzitutto, ai miei occhi, la loro capacità di raccontare delle storie e di portarle a oscillare tra il microevento e un afflato epico. Peraltro la cifra stilistica dell'artista è una secchezza che non concede alla narrazione che i suoi tratti sintetici, anche quando essa si prolunghi nel tempo. Non c'è spazio per un sentimentalismo evidente, anche se questi documenti aprano voragini di emozioni - riso, attenzione, coinvolgimento, immedesimazione e così via.
L'artista ha il merito di congiungere istanze morali con accenni alla ricerca scientifica e in generale con la conoscenza: il vero punto di svolta per la storia umana recente, ma soprattutto per quella futura ed in misura che stentiamo a immaginare.
Lo sforzo appare quello di fotografare gli uomini comuni, e attraverso di loro l'uomo nella sua generalità, mentre cercano di capire ciò che vivono: attraverso la scienza, attraverso il senso dell'orientamento, attraverso l'aggregazione in gruppi e i legami di gruppo più o meno forzati. La comprensione del mondo che riusciamo a raggiungere è peraltro forzatamente incompleta e destinata a comportarsi come un asintoto, una parabola che non può giungere a toccare la linea verticale a cui tende. Così capiamo senza capire, decidiamo senza avere gli elementi per farlo, agiamo sostanzialmente nel buio. Ciò che è accaduto su scala filogenetica, alla specie, ovvero la sempre maggiore comprensione del mondo che ci attornia, accade anche su scala ontogenetica nello sviluppo del bambino; peraltro l'evoluzione del sapere comune così come l'educazione individuale sono i compiti più gravosi a cui l'umanità si sottopone, sapendo inconsapevolmente - e si perdoni un inevitabile ossimoro, che è la medesima chiave del lavoro di Mariateresa Sartori - che questo è l'unico mezzo di difesa. Come gruppi e come individui, nei differenti momenti della storia e nei luoghi della geografia più disparati, impariamo a imparare in modo volenteroso, impegnato, accanito e per questo commovente. Citare nelle maniere più diverse la continua tensione a superare un limite invalicabile è ciò che, in questo lavoro, rende conto dell'eroica grandezza di umanità piccola e incerta.


Mariateresa Sartori è nata nel 1961 a Venezia, dove vive e lavora. Nel 1987 si laurea in Germanistica con una tesi su Freud e la psicologia dell'arte. Altre notizie sulla sua attività con immagini dei suoi lavori in www.italianarea.it.
Tra le partecipazioni a mostre personali e collettive in Italia e all'estero ricordiamo: la partecipazione alla 45esima edizione della Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva del 1993; le esposizioni presso il Museum Joanneum di Graz e Mu"csarnok di Budapest; le proiezioni video presso il Folkwang Museum di Essen; l'invito come "artist in residence" presso la Neue Galerie di Graz; la mostra personale nello spazio Care of di Milano; la collaborazione con varie gallerie italiane tra cui la Nuova Icona di Venezia e la Studio G7 di Bologna.