Fondazione Bevilacqua La Masa

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Rebecca Horn
Fata Morgana

 
 
 

Inaugurazione 31 maggio
ore 18.00, Galleria di Piazza San Marco, 71/c, Venezia
ore 20.00, proiezione del film presso il Teatro La Fenice,
campo San Fantin 1965, Venezia
dal 3 al 7 giugno
ore 20.00 proiezione del film presso il Teatro La Fenice,
campo San Fantin 1965, Venezia


La Fondazione Bevilacqua La Masa è lieta di ospitare la mostra personale dell'artista tedesca Rebecca Horn nella sua sede di Piazza San Marco.
L'artista è una delle poche nel panorama attuale ad essersi confrontata con un numero impressionante di linguaggi artistici, dalla performance alla scultura alla poesia, fino al film e all'opera lirica. I temi che affronta sono di carattere universale: l'amore, la difficoltà di mantenere la salute fisica e psicologica, il senso della caducità delle cose. È dagli anni Settanta che con questa sua attitudine l'artista è stata una precorritrice importante sia delle pratiche performative, sia dell'installazione ambientale e di una scultura in relazione di dialogo con lo spazio, con la storia, con la politica. In galleria, un percorso misterioso ci parlerà dell'amore come fata morgana; un'illusione impossibile da evitare, affascinante e pericolosa.
Pietre, ali di piume irrigidite da un meccanismo che le fa muovere, un dipinto di grandi dimensioni e altri più piccoli segneranno un percorso poetico e al contempo drammatico. Tra le opere anche una nuova versione di Feather Fingers (Guanti di piume, 1972), incentrata sull'illusione del tatto e sulle mani. Una penna viene attaccata a ciascun dito con un anello di metallo, per far sì, nelle intenzioni dell'artista, che la mano diventi "simmetrica (e sensibile) come un'ala di uccello".
Secondo Rebecca Horn, in questa opera "è come se una mano, improvvisamente, diventasse disconnessa dall'altra, come se si trattasse di due esseri senza nessun collegamento". Questa e altre opere sono debitrici del senso surrealista della macchina celibe e in generale dell'arte cinetica degli anni Sessanta, rivisitata in modo da rendere esplicito l'aspetto di costrizione e ripetizione compulsiva che è proprio di ogni movimento meccanico. Una lente che ingrandisce la perla di una dama rinascimentale, Diane de Poitiers, alla ricerca della sua luce, guiderà il pubblico verso la comprensione della bellezza e della vanità delle cose.

Come nel caso di altri artisti che hanno avuto mostre personali presso la Bevilacqua La Masa (Grazia Toderi, Sooja Kim, William Kentridge, programma a cura di Francesca Pasini), contestualmente alla mostra anche Rebecca Horn proietterà un suo film sul sipario frangifuoco del Teatro La Fenice. Le proiezioni si terranno dal 3 al 7 giugno, durante l'apertura alla stampa della 53ma Biennale di Arti Visive, e saranno precedute da un'anteprima il 31 maggio alle ore 20, in occasione dell'inaugurazione della personale dell'artista nella Galleria di Piazza San Marco.
L'opera proiettata sarà una rielaborazione del film Buster's Bedroom girato da Rebecca Horn nel 1990, con attori quali Valentina Cortese e Donald Sutherland. La nuova versione, espressa-
mente studiata per questa occasione, sarà arricchita di immagini dell'artista mentre dipinge e di musiche composte appositamente da Hayden Chisholm.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Charta, Milano.


Rebecca Horn iniziò a disegnare in tenera età grazie all'insistenza di una
governante. Questo modo di esprimersi e in generale il fare artistico, in ogni sua possibile declinazione, divenne presto un antidoto essenziale alle avversità della vita.
L'artista racconta che dopo la fine della guerra si sentiva odiata perché
tedesca. Si appassionò al disegno perché non doveva "disegnare in tedesco,
francese o inglese", ma solo disegnare. A 19 anni lasciò gli studi di economia e si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Amburgo, che dovette interrompere quasi subito per una malattia ai polmoni. Nel 1964, mentre viveva a Barcellona, entrò dunque in una fase di malattia che coincise anche con la morte dei genitori.
Seguì un anno di degenza in ospedale che la costrinse all'isolamento e a ritornare al disegno. Le prime opere sono quelle che nascono come riflessione sul proprio corpo indebolito, in particolare progettando estensioni del corpo ottenute con dei tessuti irrigiditi, poi indossate e filmate in super8. Tra queste troviamo un cappello a cono appuntito e ispirato alla leggenda dell'unicorno (Unicorn, 1968-1969),
una maschera fatta di cinghie, Pencil Mask (Maschera di matite), al cui incontro sono inserite delle matite, dei guanti (Finger Gloves, 1972) in cui la forma delle dita si estende grazie ad allungamenti in balsa e tessuto. All'inizio degli anni Settanta Rebecca Horn ha fissato le sue esperienze in performances, sculture, poesie e film, dando luogo a un'attività sempre ai limiti tra linguaggi artistici differenti.
Negli anni seguenti l'artista ha vissuto a New York, in California, a Parigi, a
Venezia e a Berlino, ritornando solo nella maturità nel suo borgo natale: Bad Konig un paesino della campagna tedesca 60 km a sud di Francoforte. Rebecca Horn è stata sempre inserita nelle tendenze artistiche più rilevanti, ma mai inquadrata in un gruppo; il suo talento si è espresso nelle maggiori mostre internazionali, tra cui:
Documenta (Kassel, 1992), la Biennale di Venezia (1997) lo Skulptur Projekte
(Muenster, 1987 e 1997). Le sue opere hanno presto iniziato ad assumere il carattere di grandi installazioni ambientali, in cui, per esempio, una classe di scuola elementare veniva ribaltata e attaccata al soffitto come segno di protesta tardiva per un dissidio con il maestro; una torre in cui sono state eseguite torture viene colmata dal rumore di martelletti metallici e dallo sgocciolare insopportabile di un liquido (Muenster, 1997); su una valanga di macerie si ergono trombe di metallo come quelle che l'iconografia attribuisce agli angeli (Biennale di Venezia, 1997); una serie di teschi per terra richiama i ragazzi pelati (carusi) che animavano Napoli, in una commistione di vitalità e memento mori (Napoli 2002). Uno sviluppo recente
del suo operato è l'impegno per il teatro d'opera. Nel 2008, per il Festival di
Salisburgo, ha messo in scena come regista e scenografa Luci mie silenziose di Nicola Sciarrino. L'opera viene ripresentata a Barcellona proprio nei giorni che precedono la sua mostra veneziana. Rebecca Horn ha avuto mostre personali nelle principali istituzioni di tutto il mondo, tra cui: la Staatliche Kunsthalle Baden-Baden (1981), il M.O.C.A. di Los Angeles (1990), il Guggenheim Museum New York (1993), la Nationalgalerie di Berlino (1994), la Serpentine Gallery (1994) e la Tate Gallery di Londra (1994), la Kestner Gesellschaft di Hannover (1997), il Carré d'Art di Nimes
(2000). La sua esposizione più recente, Bodylandscapes, mostrata a Düsseldorf, Lisbona, Londra e Berlino, è dedicata ai suoi disegni. Fra i premi ricevuti dall'artista, il Documenta Prize (1986) e il Carnegie Prize (1988).

 

Sede
Galleria di Piazza San Marco
Periodo
31.05.09> 20.09.094

 
 
 
un contenitore con acqua e un conduttore metalicco per produrre suoni

Rebecca Horn
Heartshadow for Pessoa, Cinèma Vérité, 2005
Installazione | Installation
Foto Gunter Lepkowski, Germany
Copyright Rebecca Horn / VG Bild Kunst 2009

 
scultura meccanica che riproduce il battito d'ali di un uccello realizzata con piume blu

Rebecca Horn
Parrot Wings Blue
Scultura | Sculpture
Foto Karin Weyich, Germany
Copyright Rebecca Horn / VG Bild Kunst 2009

 
una vecchia macchina da scrivere che automaticamente muove dei tasti scrivendo all'infinito la parola AMORE

Rebecca Horn
Amore Continental, 2008
Scultura | Sculpture
Foto Karin Weyrich, Germany
Copyright Rebecca Horn / VG Bild Kunst 2009

 
scultura con binocoli e palline da ping pong

Rebecca Horn
Binoculares Ping Pong, 2008
Scultura | Sculpture
Foto Heinz Hefele, Germany
Copyright Rebecca Horn / VG Bild Kunst 2009

 
due metronomi sincronizzati

Rebecca Horn
Metronome, 1990
Scultura | Sculpture
Copyright Rebecca Horn / VG Bild Kunst 2009

 
immagine di una donna il cui volto si intravede attraverso una rete

Rebecca Horn
Video still from Fata Morgana
A flying stone following the mercury carpet like a cloud, 2009
© Rebecca Horn / VG Bild Kunst 2009