Fondazione Bevilacqua La Masa

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Walls
Nic Hesse & Federico Herrero

Galleria di Piazza San Marco
07.04.06> 05.06.06

 
 
 

a cura di Giorgia Gallina e Marinella Venanzi
Muri di colore. Che sia pittura, nastri adesivi o stampe plotter non ha importanza. Il visitatore si sentirà comunque avvolto dall'acceso cromatismo che accomuna due artisti differenti ma consentanei, che hanno deciso di decorare insieme la Galleria di Piazza San marco della Fondazione Bevilacqua La Masa. Si tratta di Federico Herrero (Costa Rica 1978) e da Nic Hess (Zurigo 1968), giovani emergenti internazionali.
Ma la loro energia non resterà confinata nelle sale della galleria: il centro urbano verrà animato da gonfaloni dipinti appesi nei ponti e nelle facciate dei palazzi veneziani e sui muri di legno dei cantieri di lavoro, dati in gentile concessione dalla società Insula.
Una doppia esposizione, quindi, per la quale entrambi gli artisti hanno pensato opere inedite e realizzate apposta per i siti prescelti.
Camminare a Venezia è uno degli aspetti più ricchi e contraddittori della città: da una parte, chi vi abita e che non può spostarsi in modo diverso, se non usando i vaporetti. Peraltro, proprio questo transitare forzatamente a piedi o sull'acqua aumenta il fascino della città anche da un punto di vista umano: a Venezia non si possono calcolare i tempi di percorrenza perché si incontra sempre almeno un amico. L'esposizione Walls intende fare perdere un po' di tempo anche a guardare le decorazioni poste sui ponti e sulle facciate dei palazzi, così come sui grandi scatoloni che ospitano i cantieri.
Per chi non vive a Venezia, il camminarvi può significare l'angoscia di perdersi, il piacere di ritrovarsi, il gusto del labirinto e della continua scoperta; nella memoria, però, tutto si amalgama in un unico susseguirsi di fondamenta, canali e ponti.  Decorare ed evidenziare i cantieri della città come un elemento che non disturba ma, anzi, arricchisce la visita, significa anche riconoscere che siamo in una città vitalissima. Dai cantieri medesimi emerge l'immagine di una città che non è affatto in decomposizione, ma al contrario in composizione continua, in restauro, in vivace ripensamento di se stessa.

Federico Herrero
La sua formazione ha abbracciato numerosi campi, da quello dell'architettura all'insegnamento per l'infanzia. Ha comunque sempre dipinto, fin da piccolo, per poi assumere come riferimenti specifici la concezione dello spazio nei quadri di Sebastian Roberto Matta e, in secondo luogo, l'idea di animazione di uno spazio del messicano Gabriel Orozco. Vincitore per la giovane arte della Biennale di Venezia di Harlad Szeemann, presente nel volume sulla pittura internazionale Vitamin P (Phaindon Press), Federico Herrero lavora direttamente sul muro, sul pavimento, sull'asfalto o più tradizionalmente su tela, creando ambienti in cui tutte queste modalità si amalgamano e si compenetrano. Alcuni segni ricordano quelli della viabilità, come a evocare la strada e la sua capacità di dare alla pratica della pittura un carattere funzionale; altri nascono senza disegno né progetto, quasi come graffiti, tesi ad assecondare soprattutto le macchie di umidità o le imperfezioni preesistenti della superficie. Le immagini si concentrano nei punti di asperità architettonica e nelle zone in cui sembra coagularsi una sorta di necessità di espressione da parte dello spazio medesimo. La pittura di tradizione occidentale viene dunque accettata ma anche resa problematica e posta in condizione di dialogo con l'architettura. In questi dialoghi la pittura sui muri assume una via mediana, tra quella "utile" che contrassegna le strade e quella "inutile" che anima i quadri.

Nic Hess
Le installazioni site specific di Nic Hess, paragonabili a dipinti- collage a 3D, prendono in prestito, contaminandoli, i segni del mondo contemporaneo. Il desiderio di possedere cose non è più dominante nel nuovo stile di vita, bensì è molto importante essere parte di una rete che dia accesso a tutti i nostri desideri e di conseguenza non ci curiamo più dell'originalità dei beni, né dei marchi e dei luoghi ad essi legati.
Con nastri adesivi, stampe plotter e altri materiali prodotti industrialmente come le vernici luminose, Nic Hess pone quindi i loghi di marche status-symbol come Puma, Nike, Shell e Ferrari, i nuovi contesti estetici privandoli del loro contenuto originale a favore di un nuovo valore decorativo. L'artista gioca così con i significati, crea nuove prospettive , mette in movimento elementi statici. Attraverso riferimenti simultanei a marche commerciali, alla storia dell'arte e alla cultura pop, l'iconografia di Nic Hess si dissolve in un'altra realtà.